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Ecuador - Colombia: day #46 - 55

Dopo un altro infinito viaggio in autobus, un'altra dogana attraversata ed un nuovo timbro sul passaporto possiamo finalmente mettere piede nella capitale della, come ci piace chiamarla, Repubblica delle Banane: l'Ecuador.
Non so se ci avete mai fatto caso, ma quando vado a fare la spesa nella mia città tutte le banane arrivano dall'Ecuador, non ho mai capito bene il motivo, ma adesso che sono qui voglio proprio provare l'originale.
A differenza di quanto pensavo inizialmente a Quito, che si trova sulla linea dell'Equatore, non fa propriamente caldo, anzi, sarà per l'altitudine, ma ci ritroviamo a dover uscire con la felpa.
Un'altra curiosità che mi ha lasciato perplesso è che in Equador non esiste una moneta nazionale propria, faccio un esempio, se volete comprare delle banane, una cosa a caso, vi ritroverete a dover pagare con dollari americani, la valuta vigente.
A prima vista la città non mi ha particolarmente entusiasmato, ma è anche vero che abbiamo passato così poco tempo qui che sinceramente non mi sento in grado di darvi un giudizio negativo, a maggior ragione dato che l'Unesco l'ha posta fin dall'inizio come patrimonio mondiale dell'umanità, al massimo posso raccontarvi che cosa mi è piaciuto.
Innanzitutto l'enorme Basilica del Voto Nacional, una monumentale costruzione in stile neogotico che resta una delle basiliche più grandi e maestose di tutto il Sud America, meravigliosamente splendente di giorno quanto sapientemente illuminata la notte; in secondo luogo un'altra cosa che mi ha colpito è la vista della città di notte, quando le luci delle case si accendono dando vita ad una splendida coreografia di minuscoli ed infiniti puntini gialli sulle montagne che circondano la capitale, ricordando un fantastico cielo stellato.
Lasciamo Quito a notte fonda ed arriviamo al confine colombiano con le prime luci dell'alba, fa fottutamente freddo anche qui mentre attraversiamo a piedi il famosissimo Puente Rumichaca per ritrovarci nell'ultima tappa della nostra avventura sudamericana, in Colombia, la terra dei Cafeteros.
Ci infiliamo in un van che, dalla città di confine di Ipiales, ci porterà nella capitale della Salsa e del divertimento colombiano: Cali.
Il viaggio risulta tutt'altro che tranquillo, l'autista ha un'aria assonnata e pensa di essere al volante di una monoposto di F1, azzarda manovre spericolate e sorpassi in curva sempre ad una velocità spropositata rispetto ai limiti che riesco a leggere sui segnali stradali durante il tragitto.
Veniamo fermati dalla polizia per controlli almeno quattro volte , il che ci fa perdere un sacco di tempo rispetto all'orario previsto per l'arrivo. Così, dopo una lunga corsa, arriviamo finalmente in città, i taxi sono decisamente troppo piccoli per trasportare i nostri zaini e siamo costretti a doverli legare sopra, sul portapacchi, rischiando di perderli ad ogni curva.
Raggiungiamo casa delle CouchSurfer con qualche ora di ritardo, incredibilmente vengono ad aprire la porta altre due sorelle, dopo quelle peruviane, ma questa volta in loro compagnia c'è anche la madre.  Ci sistemiamo nella nostra stanza e, dopo aver fatto una doccia gelida, usciamo con loro in macchina per andare a mangiare qualcosa in un fast food.
A cena ci spiegano che in Colombia non esistono le stagioni, il clima è caldo tutto l'anno (circa 28°) e al massimo esistono due periodi, quello secco e quello delle piogge, ma in entrambe i casi la temperatura e sempre quella. Ecco spiegato il perché della doccia.
Riprendiamo la macchina per fare un giro della città e dei suoi quartieri più caratteristici, Cali risulta molto più grande di come me l'aspettavo, ci raccontano un po di storia e di leggende metropolitane sulla loro città prima di fermarci in uno dei numerosissimi locali a sentire musica tradizionale dal vivo e bere qualcosa di tipico, la famigerata Aguardiente, un liquore molto simile alla nostra Sambuca ma decisamente più leggero.   Rientriamo presto a casa e il giorno dopo, al nostro risveglio, la Mamy ci prepara una deliziosa colazione con Arepa, le tradizionali gallette di mais bianco, uova strapazzate, burro, marmellata e succo naturale di maracujà. Quale modo migliore per incominciare una giornata!
Oggi è prevista una gita sul fiume, dato l'intenso caldo questa è una delle mete preferite dai  Caleñi per rinfrescarsi   insieme a tutta la famiglia, lì assaggeremo un piatto tipico della tradizione colombiana: il Sancocho.
Mentre noi siamo immersi nelle rinfrescanti acque del fiume bevendo birra, nel pentolone sul fuoco sta bollendo di tutto, patate, platano, carne, riso, il tutto cosparso da una quantità incredibile di una spezia che odio: il coriandolo.
Mangio un po a fatica il mio piatto ma il pezzo forte è la zampa di gallina, che sarà pure ricchissima come dicono loro, ma è veramente brutta da vedere, le dò un timido morso e lascio questa prelibatezza a Dany che invece sembra apprezzare.
Cotti dal sole rientriamo a casa e, dopo la solita doccia fredda, siamo pronti per vivere la nostra prima notte di Salsa.
Ragionando con calma, possiamo dire di tutto sulla musica latina, che non sia la mia favorita, che in Europa la si ascolta poco, la realtà è che qui la si sente praticamente ovunque, le radio passano solo questo e la si comincia a ballare fin da bambini, infatti vedere coppie affiatate che ballano insieme su questa musica coinvolgente è molto bello e sensuale, vedere me che provo a seguire il ritmo sembra di vedere Pinocchio che balla la tarantella, uno spettacolo indecente!
Mi impegno con tutte le mie forze ma alle volte bisogna saper accettare e riconoscere i propri limiti, questo genere di musica non fa proprio per me.  Dopo tre ore di magre figure torniamo a casa, domani ultimo giorno in città e ne approfitteremo per rilassarci e fare un po' di shopping.
Ci alziamo con calma, colazione in casa e diretti al centro commerciale. Dany è senza freni, il suo viaggio è ancora lungo e ne approfitta per rifarsi il guardaroba, noi proviamo finalmente il caffè nella terra dei Cafeteros, sembra paradossale ma ci spiegano che i colombiani non bevono caffè, è solo da esportazione, cosa che alle mie orecchie suona alquanto bizzarra.  Proseguiamo il nostro tour mangiando in un locale tipico e, verso sera, finiamo in cima ad una collina, la città illuminata sotto di noi è uno spettacolo favoloso, poco più in là un gruppetto di ragazzi suona musica jazz rendendo l'atmosfera super romantica.
Salutiamo e ringraziamo le sorelle del Cs e soprattutto la Mamy e riprendiamo il nostro viaggio in direzione Medellin, luogo scelto per il mio compleanno e ultima città che vedremo tutti insieme, da lì le nostre strade si separeranno, l'avventura sta giungendo al termine ma ci resta ancora qualche giorno da vivere insieme e non abbiamo la minima intenzione di sprecarlo con l'essere tristi.
La città è favolosa, a mio giudizio una delle più belle dell'intera Colombia, la piccola Plazuola Botero, decorata con enormi statue dell'artista colombiano, è un autentico gioiellino, facciamo un lungo giro tra parchi e giardini prima di rientrare in ostello e prepararci per la serata.
E' Lunedì, molti locali sono chiusi e in giro c'è poca gente, ma troviamo lo stesso un posticino dove divertirci e festeggiare la nostra ultima notte insieme. E' il mio compleanno, non vi dirò come sono andate le cose anche perché non ricordo molto, ricordo che abbiamo bevuto, che ci siamo divertiti un sacco, che mi hanno riportato a casa...il resto è buio.
L'indomani, nonostante un pesante mal di testa, si sente che qualcosa è cambiato, nessuno ne parla apertamente ma nell'aria aleggia un vago senso di tristezza, il viaggio è stato lungo e faticoso, i nostri occhi hanno visto posti meravigliosi, abbiamo conosciuto persone favolose e nuovi amici, abbiamo condiviso emozioni belle e brutte tutti insieme per due mesi, ognuno con le sue qualità e i suoi difetti, quelli che fanno diventare una persona unica e insostituibile.
Non è mai facile salutare qualcuno, sopratutto se sono tra i tuoi migliori amici, Alby e Dany riprendono il loro cammino verso Panama mentre io e Ste ci fermeremo qui ancora per qualche giorno.
Andiamo a vedere il favoloso giardino botanico, un'autentica oasi di pace, proviamo strani cibi di strada mentre camminiamo per le zone meno turistiche della città, ci salutiamo con la promessa di restare in contatto, anche se le nostre strade si divideranno e Ste seguirà i suoi piani.
Ora sono solo, devo prendere l'ultimo autobus del mio viaggio sudamericano, il mio umore è a terra e, come se non bastasse, comincia a piovere a dirotto.
Copro il mio zaino, indosso il cappellino che Dany mi ha regalato ed inizio a camminare sotto l'acqua, andando incontro al mio destino.
Arrivo a Bogotà in mattinata, ho giusto il tempo per ammirare il celebre Museo di Botero con ingresso gratuito, divertirmi nel guardare i suoi dipinti dalle proporzioni mastodontiche e dirigermi verso l'aeroporto internazionale salutando questo fantastico continente che mi ha accolto e coccolato generosamente con la sua calda energia per tornare nella vecchia e cara Europa dai tuoi affetti, dai tuoi amici, quelli di sempre, è ora di rientrare nella tua "confort zone", anche questa volta arricchito da un'esperienza che porterò nel cuore per tutta la vita.

Gracias Sur America y Adios...

ChitoZz





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