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Perú: day #34 - 45

Lasciamo le meravigliose sponde del lago Titicaca verso sera per spostarci in Perù, culla della civiltà Inca, terra di tradizioni e cultura, buona cucina e nuovi amici. Siamo sempre più vicini alla realizzazione di un sogno tenuto troppo a lungo in un cassetto e che ora sta per vedere la luce.
Arriviamo ad Arequipa, la seconda città più grande dello stato, di buon mattino, il sole si riflette nel bianco degli edifici, bandierine bianche e rosse sventolano festose nel cielo mentre nell'aria si avverte una crescente sensazione di vivacità e fermento, come se qualcosa di importante dovesse accadere da un momento all'altro.
Passeggiamo distratti per il centro aspettando di incontrare Matia, il francese loco, un volontario Fifa che i ragazzi hanno conosciuto durante il mondiale e che si è fermato in Perù ad aspettare il nostro arrivo. Al momento siamo in cinque, ma per avere lo squadrone al completo per la scalata al Machu Picchu manca ancora un ultimo elemento che ci raggiungerà tra un paio di giorni. Stiamo camminando tranquillamente quando veniamo praticamente dirottati da un fiume di persone, obbligate a passare tra strade chiuse e bancarelle, verso il corso principale dove è appena iniziata la sfilata. O almeno questo è quanto ci dice il poliziotto alla sbarra prima di buttarci tutti e cinque al centro della festa tra carri e musica. Su ambo i lati della strada un'infinità di gente riempie marciapiedi e gradinate, tutti bevono molto e non solo per il caldo, ma anche perché oggi è l'anniversario della città e sono tutti lì per seguire l'attesissimo evento.
Camminiamo defilati per non dare troppo nell'occhio e per non disturbare la cerimonia finché un gruppetto di scolarette incuriosite decide di trascinarci al centro dei festeggiamenti e noi, in pieno disagio, siamo obbligati a proseguire la sfilata con loro. Ma la situazione precipita non appena la gente sugli spalti ci vede nel mezzo e tutti cominciano a rumoreggiare ed a gridare divertiti facendo diventare noi le star della giornata.  Al grido comune di "Gringo Baile!" ci ritroviamo a dover ballare danze tradizionali peruviane con uomini e donne dai vestiti tipici, roteando allegramente fra i meravigliosi colori degli abiti al ritmo incalzante della musica, fermandoci di tanto in tanto per concedere qualche foto agli abitanti del luogo. Sfioriamo l'assurdo quando arrivano addirittura televisione e stampa locale per intervistarci e fare foto, come se fossimo delle vere celebrità. Continuiamo a camminare in mezzo al corteo salutando la folla tra autentiche ovazioni, l'emozione è talmente forte che ogni tanto provo un certo senso di vergogna, non riesco veramente ad afferrare il motivo di tutto quell'entusiasmo, tra l'altro immotivato, nei nostri confronti; iniziamo a sentirci come se fossimo una vera boyband.
Lasciamo il corteo divertiti e frastornati ed aspettiamo altri trenta minuti che Alberto, scelto da un artista di strada, concluda il suo divertente spettacolo davanti ad almeno un centinaio di spettatori prima di prendere il bus in direzione Cuzco.
L'avventura in Perù comincia con il piede giusto.
Arriviamo in città verso l'ora di pranzo, aspettiamo ore in ostello l'arrivo del nostro amico Dagi, soprannominato il "Biscia Pigrizia" (bicho-preguiça)  traduzione portoghese di Bradipo, un ragazzo di Lima che ci farà più o meno da guida per i prossimi giorni nella sua terra e che immediatamente ci porta a fare un giro turistico della città. La sera usciamo per festeggiare la prima notte insieme, con noi una bottiglia di Pisco contro il freddo e, dopo aver lasciato le giacche al guardaroba, andiamo a ballare in un locale. Ci alziamo il giorno seguente per andare a vedere un importante sito archeologico situato proprio alle porte di Cuzco:  Sacsayhuaman.
L'architettura Inca è notevole e sopratutto avvolta nel mistero, osserviamo sbalorditi quel che resta delle immense mura di pietra e ci concediamo una pausa dall'intenso vento mangiando anguria protetti dai resti delle rovine. Tutto questo magistralmente gratis.
In seguito decidiamo di raggiungere la bianca statua del Cristo che domina la collina, simile riproduzione di quello di Rio ma notevolmente più piccolo, comunque con una splendida vista sulla città. Nel parco alle nostre spalle centinaia di aquiloni colorano il cielo, ma uno in particolare cattura la mia attenzione, un po più lontano dagli altri, c'è questo ragazzino solitario e con la lingua di fuori tutto concentrato nel manovrare orgoglioso il suo bianco aquilone e mi domando, visto il suo sorriso, se anche noi che siamo abituati ad avere tutto saremmo ancora in grado di divertirci così, in maniera genuina, se forse il segreto della felicità si trovi proprio nelle piccole cose, in quelle più semplici, magari dimenticate, come un aquilone che vola libero nel cielo sopra la città.
La notte sono un po agitato e non riesco a dormire bene, domani è il gran giorno, all'alba si parte verso l'ultima delle sette meraviglie del mondo.
Il viaggio sul pulmino è lungo ma troviamo comunque il modo per divertirci fino ad arrivare al capolinea, da lì in poi sono tre ore di camminata seguendo i binari del treno nel fitto di una foresta tropicale. Arriviamo verso sera ad Agua Caliente, meglio conosciuto come il popolo di Machu Picchu, ma invece di trovarci in uno sperduto paesino ai piedi delle montagne sembra di essere a St. Moritz: sfarzosi hotel, locali eleganti e fontane con psichedeliche luci ad illuminare improbabili statue Inca. Ovviamente il tutto condito da una quantità spropositata di turisti. Fortunatamente se sei loco come noi ti perderai tutto questo in quanto la mattina la sveglia è alle quattro se vuoi arrivare in cima all'alba. Quello che non ci aspettavamo era di dover salire una infinità di scalini prevalentemente al buio, per arrivare in cima dopo circa un'ora e mezza completamente fradici come dopo una doccia. All'ingresso puoi facilmente riconoscere chi ha fatto le scale e chi invece ha preso il treno o il bus. Ci cambiamo e ufficialmente entriamo nel sacro luogo che gli antichi Inca scelsero come capitale del loro impero. La città è impressionante e meravigliosamente conservata, si appoggia dolcemente sul fianco della montagna e, nel suo punto più alto, si ha una vista panoramica di 360° semplicemente mozzafiato. Dopo aver seguito le due ore di tour guidato veniamo lasciati liberi di scorrazzare tra le rovine dove, anche tra gli innumerevoli turisti, si riesce sempre a trovare un angolino nascosto tutto per te dove sederti e lasciarti sedurre dalla bellezza del paesaggio circostante. Meraviglia favolosa che sale di diritto sul podio delle mie favorite.
Ci concediamo ancora qualche istante per le ultime foto e ci rimettiamo in marcia scendendo nuovamente le scale e le tre ore di camminata lungo i binari fino al nostro autobus. Distrutti dall'intenso sforzo, avremmo dormito per tutto il tragitto di ritorno se non fosse per una coppia di italiani che, come al solito, ha fatto confusione per tutto il tempo.
Ci fermiamo a Cuzco una giornata per riposare e prepararci alle successive venti ore di autobus che ci porteranno fino a Lima.
La capitale peruviana ci accoglie con il suo tipico cielo grigio "...come la pancia di un asino..."si dice da queste parti, sembra di essere a Milano, con ancora più grigio .
Prima di andare a conoscere le future CouchSurfer ci fermiamo tutti a casa di Dagi per incontrare la sua famiglia e, vedendoci randagi e affamati, il padre ci prepara al volo un'ottima pasta al pesto. Ben presto scopriamo che il Perù vanta un'eccellente tradizione culinaria, forse la migliore dell'intero Sud America, e decidiamo istintivamente di sfidarlo in una gara gastronomica Italia vs Perù con queste condizioni: una cena la preparerà il padre del nostro amico, una cena la prepareremo noi, solo che questa volta non siamo così sicuri di vincere. Salutiamo e ringraziamo la famiglia e noi tre italiani andiamo a conoscere il luogo dove dormiremo le prossime notti. Arriviamo davanti ad una graziosa villetta, l'indirizzo corrisponde precisamente a quello riportato sul foglietto, quindi suoniamo. Vengono ad aprire due ragazze, certamente sorelle, che non sono particolarmente affascinanti, ma sono molto allegre e super socievoli e ci fanno sentire subito a nostro agio. La casa è spettacolare, ognuno di noi ha la sua stanza privata di cui una addirittura con bagno, la posizione è strategica e abbastanza vicina alla casa di Dagi.  Dico abbastanza perché Lima è una città enorme e come tutte le grandi città ha un problema serio ed importante con il traffico, totalmente folle e incontrollato. Grigia e con traffico...mi suona molto familiare.  L'unico valore aggiunto della città è il mare, ma non solo, ha anche un fantastico lungomare che va dal romanticissimo Parco dell'Amore fino all'elegante e chic quartiere Miraflores, alternando meravigliosi scorci e panorami incredibili a locali e ristoranti dove passare la serata divertendosi.
I giorni a Lima trascorrono lenti, in casa entriamo e usciamo quando vogliamo, sembra quasi di essere in ostello, viviamo meglio la notte anche perché di giorno Dagi, che dovrebbe farci da guida, ne sa meno di noi e scoppiamo a ridere quando, in centro, lo vediamo chiedere informazioni alla polizia per sapere dove andare.
Cuciniamo noi per le ragazze del Cs e mangiano tutto, cucina deliziosamente il padre di Dagi, anche noi mangiamo tutto con gusto ma qualcuno non sopporta il Ceviche e Ste si sente male per tutto il giorno dopo.Ultima sera e cuciniamo noi sia per la famiglia che per le sorelle del Cs invitate per l'occasione, tutti mangiano tutto, ma noi vinciamo l'epico scontro grazie sopratutto al dolce di Dany, che fa impazzire tutti, compreso il padre di Dagi. E' Domenica, ultimo giorno a Lima, e da buoni cittadini io e Alberto andiamo allo stadio a tifare per la squadra locale! Ora, anche se la "U" vanta numerosi campionati vinti e la partita cui assistiamo è valida per il titolo, il livello del calcio peruviano è imbarazzante, lo stadio è vecchio e polveroso ma il calore dei tifosi con in mano i palloncini con i colori della squadra fa sempre il suo spettacolo. La partita finisce 1-2 per gli avversari, Dagi impreca mentre noi ridiamo e ringraziamo il cielo che sia finita.
Tempo di saluti per tutti, lasciamo Dagi alla sua vita con la promessa di rivederci presto in Europa e ripartiamo in bus verso una piccola cittadina più a nord di nome Trujillo, famosa per le sue spiagge e per un importante sito archeologico.
La città è piccola e poco interessante, ci dirigiamo subito verso le rovine di una città precolombiana costruita interamente con un mix di sabbia e pietra finemente scolpita. Passiamo circa un paio d'ore girovagando tra elaborati labirinti di quello che una volta era il Tempio del Sole e ci spostiamo vero un altura sulla quale una scolaresca di bambini delle elementari sta tenendo una lezione. Al nostro arrivo la maestra si interrompe e ordina ai bambini di cantare prima una canzone in inglese, poi l'inno nazionale del Perù e successivamente veniamo chiamati per una foto ricordo con l'intera classe, mentre i bambini ci circondano chiedendoci autografi. Le rockstar sono tornate!
Passiamo le ultime ore peruviane del nostro viaggio sdraiati su una spiaggia a guardare il sole che tramonta nell'oceano, salutiamo Matia che si fermerà li per qualche giorno, e nuovamente in quattro prendiamo l'ennesimo autobus direzione Equador.




Commenti

  1. Avete saputo dell'arrivo di Agon Channel? Ci sarà Alessio Vinci direttore della parte news, Giancarlo Padovan per il calcio e stanno facendo casting per tantissimi nuovi programmi: http://www.agonchannel.it/programmi

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